Lo sport, sia professionale sia amatoriale, è oramai da tempo un fenomeno che coinvolge uomini e donne. Tuttavia, Il rapporto di queste ultime con la pratica sportiva, documentato fin dall’antichità, ha pagato periodi di oscurantismo nel corso dei secoli: la storia dello sport è stata infatti a lungo caratterizzata da una netta predominanza maschile ed il mondo dello sport è segnato, ancora oggi in parte, da differenze di genere, dove gli uomini partecipano più frequentemente delle donne all’attività sportiva e, al contempo, gli sport considerati “maschili” sono più rilevanti sia dal punto di vista economico che culturale.
Secondo Simonetta Simonetti, autrice del libro “Lo sport e le donne. Un viaggio tra storia e memoria, di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi nello sport femminile”, esse erano infatti inizialmente escluse dai Giochi Olimpici: per loro furono creati dei Giochi minori, dedicati alla dea Era, e consistevano in una corsa di circa 145-160 m. Più che veri e propri Eventi essi rappresentavano un rito con il quale le donne dimostravano di essere maturate e quindi pronte per il matrimonio. Per molto tempo gli studi del settore non si sono interrogati sulle disuguaglianze di genere nella pratica sportiva, in quanto queste venivano ricondotte a differenze originarie e naturali fra maschi e femmine: più forti e atletici i primi, più deboli e tendenzialmente più sedentarie le seconde, da sempre legate all’idea di grazia e gentilezza. È solo dall’inizio del 19° secolo che si evidenziano all’interno dei palazzi inglesi e francesi nobildonne che praticano giochi in movimento, mentre tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso le donne hanno iniziato a ritagliarsi un ruolo importante in discipline sportive prima a loro “estranee” e praticate in esclusiva dagli uomini, proseguendo sul lungo percorso di emancipazione femminile che le coinvolgeva in quegli anni. A tal proposito non è scorretto affermare che in questi ultimi decenni discipline come l’aerobica e il fitness si sono diffuse proprio grazie ai movimenti sociali che, tra le altre cose, hanno determinato una svolta nella considerazione del corpo femminile.
Secondo il Ministero della Salute una donna che pratica dell’attività fisica sovente riduce il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione arteriosa, nonché contribuisce alla prevenzione dell’osteoporosi. La pratica sportiva migliora la funzione digestiva e la respirazione, ha effetti positivi sulla salute mentale, partecipando al mantenimento delle funzioni cognitive, riduce lo stress e l’ansia, migliora la qualità del sonno e l’autostima e facilita l’adozione di abitudini alimentari corrette.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), inoltre, raccomanda alle donne in gravidanza, nel caso non vi siano controindicazioni specifiche, lo svolgimento dell’attività fisica a intensità moderata. Praticare sport durante la gravidanza e dopo il parto, infatti, conferisce benefici per la salute materna e fetale: diminuisce il rischio di pre-eclampsia, ipertensione gestazionale, diabete gestazionale, eccessivo peso gestazionale, complicazioni del parto e depressione post-partum, oltre a evidenziare minori casi di complicanze neonatali.
L’Istituto Superiore di Sanità, infine, consiglia alle donne in età avanzata di praticare attività fisica in quanto supporta le normali occupazioni della vita quotidiana e favorisce quindi l’autosufficienza e l’integrazione sociale. Può prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie legate all’invecchiamento e/o facilitare percorsi di riabilitazione, nonché mantenere la massa muscolare e l’equilibrio. Soprattutto nella terza età, infatti, la sedentarietà può implicare la perdita muscolare (la cosiddetta sarcopenia), la quale è correlata a quella ossea; all’opposto, un buon livello di attività motoria a basso impatto (come la camminata, le sedute di ginnastica dolce, ecc..) previene l’osteoporosi. Lo sport è un antidepressivo naturale: è scientificamente provato che l’attività fisica aumenti i livelli di serotonina, l’ormone del buonumore, e in alcuni casi allevia i sintomi legati al periodo mestruale e premestruale. Tali segnali, inoltre, sono collegati secondo alcuni studi anche a cattive abitudini alimentari e a bassi livelli di magnesio: includere dunque alimenti ricchi di magnesio all’interno della dieta, come legumi, ortaggi a foglia verde e cereali integrali, può aiutare ad affrontare al meglio la fase premestruale.
E se lo sport dunque fa bene, per una donna è ancora meglio praticarlo in gruppo: l’A.S.D. Girasole Sportivo organizza allenamenti collettivi di running, fitwalking, fitness e ciclismo aperti a donne di ogni età, le quali possono così dedicare del tempo anche a se stesse e in ottima compagnia!